martedì 27 maggio 2008

Back from Copehagen!

Il canto del cigno, ovvero: gli ultimi giorni di cazzeggio prima del lavoro serio.

Eh, già, ormai sto entrando nell'ultimo mese di Erasmus. Ma, come conclusione, non mi sono fatto mancare una due giorni a Copenhagen, con Guillaume, Monica, Steffan, Richie e Nico. Sarebbe dovuta venire anche Elisa, ma purtroppo si è ammalata nei giorni precedenti.

E' il mio secondo viaggio a Copenhagen, dopo quella visita di un giorno nel 1992, di cui non mi ricordo praticamente nulla.

Partenza sabato notte alle 3 con l'autobus da Göteborg, in 4 ore siamo a destinazione. Riesco a dormire 3 ore, fino a Malmö giusto in tempo per vedere il ponte sull' Öresund, che dal 2000 collega la Svezia alla Danimarca. Il tempo è perfetto: sole, un filo di vento e temperatura intorno ai 20-22°C. Per il primo giorno è stato pianificato un tour della città, con relativa "siesta" al parco dopo pranzo. 



Ovviamente non poteva mancare la visita alla famosa Sirenetta:



Nel pomeriggio abbiamo visitato Christiania, il quartiere sull'isola di Christianshavn autoregolamentato. E' una soecie di mondo a parte, molto hippy e anti-capitalistico, dove il commercio di droghe leggere è permesso, ma non quelle pesanti. (perchè, le "pesanti" fanno male e le "leggere" no? ).  Riporta Wikipedia: 

"Christiania venne fondata nel 1971, quando un gruppo di hippie occupò un'area costituita da edifici militari abbandonati. Una delle persone più influenti del gruppo era Jacob Ludvigsen, che pubblicava un giornale anarchico, che annunciò ampiamente la proclamazione della Città Libera. Per anni lo status legale della zona è rimasto avvolto nel limbo, mentre il governo danese tentò, senza successo, di rimuovere gli occupanti."

E ancora:

"Più di una cinquantina di collettivi diversi esercitano attività artigianali, culturali, teatrali ecc. Christiania ha il suo asilo, la panetteria, la sauna, la fabbrica di biciclette, la tipografia, la radio libera, degli atelier di restauro, il cinema, bar, ristoranti, luoghi di spettacolo.

Famosa per la sua via principale, nota come Pusher Street, dove l'hashish veniva venduto da chioschetti permanenti fino al 2004, Christiania ha comunque delle regole che vietano le droghe pesanti. Christiania ha negoziato un accordo con il ministero della difesa danese (che è ancora proprietario del terreno) nel 1995, e i residenti non pagano tasse."


La sera, stanchi morti, siamo andati a letto abbastanza presto, verso le 11.

Il giorno dopo ci accoglie il maltempo: pioggia, vento e 9°C di temperatura. Bagnati fino al midollo decidiamo di visitare qualche museo. Copenhagen è anche una città di design, quindi non potevano mancare le visite alla mostra di design nella mattina e ad una esposizione di architettura il pomeriggio, per la gioia di Monica ma anche mia. Ero infatti incuriosito di vedere questo lato della città, considerando che ultimamente, vuoi per la "contaminazione" ad opera di Monica, vuoi per il mio desiderio di cambiamento, musica, arte e design iniziano ad incuriosirmi. 

Ed effettivamente sono rimasto soddisfatto dalle visite. Nella prima ho finalmente capito perchè, secondo me, noi sud-europei abbiamo difficoltà a capire ed apprezzare il design scandinavo che è facile da ritrovare alle nostre latitudini nei prodotti Ikea e nelle auto, specialmente nel caso della Volvo. In pratica il problema è una questione di metodo e di priorità: per gli scandinavi si fa design nel vero senso della parola, cioè si progetta una prodotto funzionale e poi si dà un tocco di stile. Bisogna infatti tenere presente che "to design" in inglese vuol dire sia "progettare" un prodotto che "progettare uno stile". Noi tendiamo a vedere le due cose molto separate: per noi la funzionalità è "progetta", dello stile se ne occupano i "designer" che, secondo la nostra concezione non sono "progettisti" in senso stretto. Con il risultato che, essendo un popolo molto "frivolo" stile e progetto prendono due strade molto diverse, ognuna con i propri obiettivi.

Dell'esposizione di architettura invece, mi ha colpito l'idea del "riutilizzo". L'argomento era la rivisitazione degli spazi cittadini e il riutilizzo di materiali ed edifici per costruire qualcosa più "vicino" al cittadino. Lo scopo è di trasformare il cittadino da un "abitante della città" a "utente della città". Così sono state costruite circuiti per la scuola guida sopra i tetti dei centri commerciali, container colorati e "ristilizzati" ad uso ufficio per costruire un unico "edificio", ecc.

Da questa mostra mi è rimasto qualcosa: una nuova visione dell'architetto come inventore, attività che, secondo la nostra concezione, doveva essere appannaggio di solo noi ingegneri. Come per il caso del design, una collaborazione forte fra le due anime del progetto può e deve portare alla conclusione dell'opera come un insieme inscindibile di funzionalità, fattibilità e piacere.

Mi sto meravigliando di me stesso in questo momento... ;-)

Il viaggio di ritorno lo abbiamo fatto in treno, passando il tempo a giocare a carte. 


Ci voleva proprio un viaggio così, come conclusione di un Erasmus mi sembra che possa essere soddisfatto. Il prossimo weekend ci saluteremo un pò tutti. Dalla prossima settimana non ci sarà quasi più nessuno: quasi tutti partono verso l'1-3 giugno, Raul il 9, Stefano e Giuseppe il 17, Monica ed Elisa il 24. Ed io? Io non ne ho la più pallida idea. In questi giorni sto facendo un pò di simulazioni per trovare il bandolo della matassa al mio lavoro. Ormai non confido più tanto in me, quanto nel professore: se è contento mando in stampa la pubblicazione, faccio la presentazione e vedo di finire per metà giugno. Altrimenti fine mese...




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